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Dunyayi Kurtaran Adamin Oglu (alias “Star Wars Turco 2”)

Ma guardate che elementi...

Di: Kartal Tibet
Con: Cuneyt Arkin, Haldun Boysan, Mehmet Ali Erbil

Finalmente! Dopo tanta attesa la nostra devozione è ripagata! Signore e signori, il seguito più atteso di sempre: la seconda parte del mitico Star Wars Turco, forse il film più importante dell’intera Cinewalkofshame! Sgombriamo il campo dagli equivoci: questo Dunyiai Kurtaran Adamin Oglu (letteralmente “Il figlio dell’uomo che salvò il mondo“) non è all’altezza del predecessore: come non ricordare i mitici tappeti elastici, il ridicolo addestramento con sottofondo di Indiana Jones, la strepitosa spada laser di cartone, il malvagio Mago? Il vero esteta del trash non può che commuoversi rimembrando i fasti di cotanto fiasco. Il sequel di tale immane porcata perde almeno due elementi fondamentali: il sovrano disprezzo per i diritti d’autore (nonostante i palesi plagi, il sopraffino metodo “copia & incolla” è del tutto abbandonato, forse per non avere grane legali) e l’insana follia che permeava il primo capitolo. Diciamo la verità; sono pochissimi i sequel migliori degli originali.
Tuttavia il numero 2 della mai troppo apprezzata saga turca guadagna almeno tre punti nel nostro personale schifezzometro: 1) Gli effetti speciali (mai vista una computer grafica più approssimativa) 2) Il nazionalismo (assolutamente inarrivabile il prologo in cui si narra la storia turca: dalle crociate all’impero Ottomano, per concludere con la vittoria del Galatasaray alla Coppa UEFA 2000!) che permea l’intero film, intriso di battute idiote sull’Unione Europea e sulla grandezza della Turchia 3) La trama che, se possibile, è ancor più stupida della precedente. Ma andiamo dunque a raccontare le avventure dei nostri eroi: nonostante la mendace locandina, il protagonista non è più Arkin, ormai ultraottantenne e francamente ridicolo quando compare come entità divina, con una tutina blu esilarante e la stessa abilità nelle arti marziali di 24 anni prima. No, questa è la storia dei suoi due figli, Kartal e Zaldabar (Zaldabar!), l’uno pacioso capitano di una nave spaziale che da otto anni è in cerca di un’astronauta perduto nello spazio (altissime possibilità di trovarlo vivo, sicuramente) e l’altro, adottato dall’indegno erede del Mago, tiranno del pianeta Lunatica (!) e dotato di ridicole pettinature e mustacchi. Ovviamente i due si scontrano per caso, e solo dopo aver combattuto a lungo capiscono di essere fratelli. Ok, ho semplificato: si potrebbero trascorrere intere giornate a discutere del ritrovamento dell’astronauta (tratto in salvo dal decrepito Arkin, che tra l’altro ha la capacità di fluttuare nel cosmo), dei luoghi comuni sulle donne che, nella mente dello spettarore, rendono il burqa una pratica quasi dignitosa, del patetico tentativo di inserire elementi ironici nella fantascienza.
Il film, che si ispira a Star Wars ben più del predecessore, ha proprio questa particolarità: le gag comiche sono tremende e non fanno ridere, mentre le scene seriose sono meglio di una comica di Stanlio e Ollio. Concludiamo la recensione con un’elenco delle scene madri: tutte le apparizioni dell’ottuagenario Arkin; la scena in cui i due fratelli si riconoscono come tali grazie a una fintissima voglia a forma di pugno che entrambi hanno tatuata sulle chiappe; la bandiera turca portata qua e là senza motivazioni di sorta; i surreali dialoghi con la madre Terra, incomprensibili allo spettatore non turco, e forse anche ai cinefili locali; l’utilizzo di spade laser finalmente simili a quelle del capolavoro ispiratore, che però, in questo contesto ridicolo, ci stanno come i cavoli a merenda; le meravigliose pettinature degli antagonisti, il capo palesemente copiato da Lucius Malfoy (vedi saga di Harry Potter) e il gemello cattivo del protagonista che assomiglia ad un messicano vecchio stile con tendenze emo. Imperdibile per tutti gli amanti del lisergico cinema turco!

Produzione: Turchia (2006)
Punto di forza: nonostante l’impossibile confronto con il predecessore, si difende bene.
Punto debole: personalmente non sono un fan della computer grafica, e rimpiango il vecchio stile artigianale del primo film.
Come trovarlo: è uscito in DVD, ma un eventuale acquisto può costare parecchi soldi. Consiglierei di scaricarlo da Internet. Per i sottotitoli, sono disponibile; contattatemi in privato.
Da guardare: chiamate a raccolta i vostri amici più fedeli (ben consci che rischiate di perderli) e torturateli sadicamente con il leggendario dittico fanta-nazional-trash turco!

Un piccolo assaggio: http://www.youtube.com/watch?v=Ko0Q2fUsNN4&feature=related (il favoloso trailer anglosassone!)

Dunyayi Kurtaran Adam (alias “Star Wars Turco”)

Ma per cortesia!

Di: Çetin Inanç
Con: Cüneyt Arkin, Aytekin Akkaya,Hüseyin Peyda

Quest’oggi parliamo di politica, più precisamente dell’entrata della Turchia nella UE. Ebbene, io proporrei di dichiararsi disponibili all’ingresso in Europa,ma a due condizioni: la prima è il rispetto dei parametri UE su economia e diritti umani. La seconda è l’obbligo costituzionale, per tutti i cittadini turchi, di vedere questo film. Chiedo se ne discuta ufficialmente a Bruxelles. Perchè mai, prima d’ora, avevamo assistito ad una simile presa in giro dello spettatore. Questo scempio cinematografico è noto come “lo Star Wars turco”, e non per la trama (trama?), che è completamente diversa, quanto per una singolare caratteristica: una buona metà del film è costituita da pezzi di altri film, copiati e incollati senza vergogna dallo scervellato regista. Ma è legale? Boh, sembrerebbe di sì, almeno in Turchia negli anni ottanta; non siamo sicuri che negli USA funzionasse così. La cosa divertente è che lo stesso discorso vale per le musiche: non perdetevi l’addestramento e gli scontri con sottofondo di Indiana Jones, il duello finale con Flash dei Queen, e musiche di Blade Runner, Guerre Stellari, Il mago di Oz sparse qua e là. La trama? Bè, non esiste una trama. Ci sono dei personaggi, ma nessuna trama. A proposito: i protagonisti sono “i due più forti guerrieri turchi”, che approdano in modo alquanto incomprensibile su un pianeta dove trovano il dittatore dell’universo, detto “il Mago”, bello pronto per il carnevale di Rio con la sua barba folta e i suoi mascheroni di cartone, che si ciba di sangue e cervelli umani e vuole distruggere o conquistare la Terra, proprio così, o una o l’altra, a seconda di come gli gira. E ci riesce anche, ma a nessuno sembra importare più di tanto. Poi c’è una specie di Cicciolina dei bei tempi accompagnata dal figlio e dal padre rincitrullito: la tipa sta zitta per tutto il film, finchè l’eroe non recupera la spada laser, mirabile cartonato a forma di fulmine; a quel punto si mette a parlare, ma a noi andava bene anche prima per quel che serve. Se escludiamo il robottone-elettrodomestico e i ridicoli scagnozzi pelosi, non ci sono altri personaggi di rilievo. Il tutto si snoda attraverso noiosissimi combattimenti e dissertazioni religiose, in cui si mischiano Islam, Cristianesimo, Maya e Aztechi. Non ci viene risparmiato niente: le scene degli zombi, del ragno e dei templi greci non sono nulla in confronto alle arti marziali, alla cappelletta cristiana e soprattutto ai tappeti elastici, usati per tutto il film più o meno a casaccio e senza neppure eliminare il tipico “sproing!” di sottofondo. Ma la cosa più terribile non sono tanto i presunti effetti speciali, quanto la scarsissima qualità tecnica del film. Prendiamo Il pianeta dei dinosauri, piacevole esempio di ignoranza fantacinematografica. Ecco, dopo aver visto questo pare Avatar. Il doppiaggio turco è inguardabile, soprattutto nelle scene copiaincollate da Star Wars, il montaggio è da codice penale, le inquadrature sono ripetute fino alla nausea, le leggi della fisica completamente ignorate, la logica narrativa neppure presa in considerazione. Gli stunt-men, che pure lavorano in modo ridicolo, sono il problema minore di questa immane catastrofe filmica, impossibile da guardare intera (chi scrive ha fatto più pause-sigaretta di Funari tra un programma in tv e l’altro). Le scene trash che resteranno nella storia sono ovviamente numerosissime: si va dal ridicolo intro che, nella fantasia del regista, dovrebbe spiegarci la storia della Terra, all’atterraggio incomprensibile, all’uso ingiustificato delle scene originali con il Millenium Falcon, astronave mai usata dai protagonisti. La morte di Alì (nome originalissimo), con tanto di fesserie parareligiose, è emozionante quanto un programma di Marzullo, così come la tentata seduzione di Alì da parte della regina (che poi verrà trasformata in ragno, ma così, senza un motivo, forse gli avanzavano delle scene con un ragno) non presenta il minimo pathos erotico. A un certo punto, poi, il protagonista, dopo essersi fatto il mazzo per trovare la patetica spada laser, la fonde (proprio così!) in una specie di secchio di diarrea per farci dei ridicoli guanti alla Iron Man, che non gli portano alcun potere! Continua a combattere esattamente come prima, sfondando pupazzoni peluche a mani nude e dividendo in due il cattivo (c’è un effetto ombra che fa scompisciare, non ve lo dico per non rovinare la sorpresa) con una mossa a dir poco oscena! In ogni caso, nulla di tutto questo potrà battere l’epico addestramento: qualcuno sarebbe in grado di spiegarmi a cosa serve prendere a manate la sabbia, peraltro senza alcuno sforzo? Perchè non ho mica capito. Meglio drogarsi.

Produzione: Turchia (1982)*
Punto di forza: tutto ciò che vi farà dire “no, dai, questo non succede”, succederà. E’ forse il film di fantascienza meno comprensibile della storia. Una perla.
Punto debole: punti deboli? Questo è l’ABC del trash, non ne ha!
Come trovarlo: lo status di cult lo rende facilmente reperibile un pò ovunque.
Da guardare: non è un film per tutti questo, procedete cauti ed evitate la visione a minori e donne incinte.

Un piccolo assaggio: http://www.youtube.com/watch?v=lrx7BZkmmcI (un trailer farlocchissimo!)

*Blade Runner: USA (1982), Star Wars: USA (1977), I predatori dell’arca perduta: USA (1981), Flash Gordon: USA (1980). Scusate, ma era doveroso.