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Supersonic Man

No, la tizia vestita succintamente non c'è nel film.

No, la tizia vestita succintamente non c’è nel film.

Di: Juan Piquer Simon
Con: Michael Coby\Antonio Cantafora, Diana Pollakov, Cameron Mitchell

Il 1978 è un anno molto importante per il cinemasochismo: esce, tra gli altri, Superman, kolossal americano sbancabotteghini diretto da Richard Donner e ispirato all’omonimo personaggio dei fumetti DC Comics. Il cast è stellare (Christopher Reeve, Gene Hackman, Marlon Brando), e gli incassi vertiginosi. Come succede spesso con questo tipo di pellicole, il tintinnio del denaro fa venire strane idee ai produttori di mezzo mondo, ansiosi di sfruttare l’onda di gradimento del pubblico: in Italia escono aberrazioni come L’uomo puma, mentre i turchi ci deliziano con la loro ennesima interpretazione di un classico hollywoodiano. E gli spagnoli?
Gli spagnoli dicono la loro con questo Supersonic Man! L’inizio la dice lunga sul tipo di film che vedremo: su un’astronave, tale Kronos, un alieno in mutande, viene incaricato dal suo popolo di salvare i terrestri, i quali rischiano l’autodistruzione globale. Indossato (o meglio, una volta apparso dal nulla) il costumino, ecco che Supersonic inizia la sua missione. Nel frattempo, sulla Terra, una banda di tizi vestiti con calzamaglie nere e caschi da ciclista assalta un laboratorio, facendo strage di guardie, rapendo uno scienziato e rubando materiale radioattivo, grazie anche all’uso di bizzarri robot lanciafiamme. Il malvagio dottor Gulik (mandante del delitto), però, non riesce ad ottenere la collaborazione del dottor Morgan, lo scienziato rapito: decide allora di rapirne la figlia Patricia. Il cattivo non ha però fatto i conti con Paul, alias Supersonic: il baffuto supereroe ha infatti messo gli occhi addosso alla graziosa Patricia e, nella doppia veste di uomo arguto e protettivo e di supereroe invincibile, la aiuterà a sgominare i turpi nemici e a salvare il panzuto scienziato. E non perchè il dottor Gulik non provi a fermarlo: prima manda un robot goffo e lentissimo a far saltare la casa di lei, poi lo attira nel suo atollo e lo sottopone ad ogni tipo di trappola ridicola (lo fa cadere nelle fiamme, lo ghiaccia, usa gas venefici) e infine cerca di sconfiggerlo con il raggio laser proveniente dal satellite: ma niente, Supersonic\Paul è proprio invincibile: sopravvissuto a tutto questo senza grosse difficoltà, fa esplodere il satellite distruttore del cattivo. Dopodichè, non contento, torna sulla Terra, rifiuta la chiamata dei suoi simili e decide di rimanere lì a spassarsela con Patricia, mentre al posto suo gli alieni prelevano un ubriacone e il suo cagnone.
Chiariamo subito che rispetto a L’uomo puma e soprattutto al remake turco di Superman, questo film sembra diretto da Spielberg. Il regista Juan Piquer Simon, nostra vecchia conoscenza, dirige senza grossi sintomi di inettitudine cinematografica. Oltretutto, il film non è per nulla noioso. A che titolo lo recensiamo allora? Semplice: per l’assurdità del soggetto e la pochezza della realizzazione. Il soggetto è in buona parte copiato da Superman, ma con due differenze significative: la “missione” del protagonista e la sua invincibilità. Superman, come è noto, ha un punto debole, la kryptonite. Supersonic non ne ha alcuno: resiste al fuoco, al ghiaccio, attraversa i muri, respira nello spazio, può tramutare le armi in banane (scena del tutto priva di senso) e polverizzare qualunque cosa; l’unica arma che lo ferma, pare, sono gli ultrasuoni, ma Gulik se ne accorge solo alla fine e la usa per dieci secondi prima di farsi fregare. Date le premesse, che cosa impedisce a Supersonic di sgominare i malvagi? Solo ed esclusivamente la sua volontà! Egli è infatti tropo occupato a farsi bello agli occhi di Patricia e a salvarla dai pericoli, e solo alla fine decide di entrare in azione! Come saranno girate le scene in cui Supersonic agisce? Curiosamente, il volo dell’eroe è meno posticcio di quanto si possa pensare. A risollevare il livello di dabbenaggine di tali scene ci pensa il costumino blu-arancione (esilarante nel suo tentativo di mischiare due-tre supereroi preesistenti), oltre che le risse da lui combattute contro i malvagi e i manichini usati per rappresentarne gli spostamenti. Colpisce, restando nell’ambito degli effetti speciali, l’ampio uso di palesi modellini in plastica e il patetico tentativo di spacciare un isolotto di due metri per tre per un atollo grande due volte Manhattan. I dialoghi ci mettono del loro: il cattivo alterna tranquillamente lo spagnolo\inglese (noi l’abbiamo visto in quest’ultima lingua) con l’italiano, urlando “BRAVO! BRAVO!” non si sa bene a chi nè perchè. Il reparto musicale è composto unicamente da un tema musicale non così brutto, ma ripetuto allo sfinimento anche nelle scene meno opportune
Cosa resta? Restano le conversazioni filosofiche scoreggione tra il professor Morgan e il dottor Gulik, la formula “che la forza delle galassie sia con me” che l’eroe pronuncia per trasformarsi, Cameron Mitchell che gigioneggia pompando tantissimo il ruolo del cattivone, la cameriera di colore vestita sadomaso che non centra una mazza, esplosioni a caso e scene ripetute. Insomma, un b-movie coi fiocchi!
(Ah, sì, una cosa da dire c’è: Antonio Cantafora, il baffuto protagonista, recitò con il nome di Michael Coby in un film sulla falsariga della coppia Spencer\Hill insieme a Paul Smith, dal titolo Carambola, filotto… tutti in buca)

Produzione: Spagna (1979)
Scena madre: è meravigliosa, una delle scene madri più belle di tutti i tempi! Paul si reca da Patricia portando, come promesso, dello champagne, ma un ubriacone (che appare durante tutto il film a cazzo di cane) gli finisce la bottiglia. Che fa lui? Mette il costumino, percorre chilometri volando fino ad arrivare a un ristorante italiano. Lì c’è un cuoco che canta O sole mio con un accento napoletano vergognosamente sbagliato: Paul gli prende un paio di bottiglie e torna da lei come se niente fosse. Esilarante!
Punto di forza: effetti speciali e sceneggiatura fanno pena, ma la regia non è malaccio, si lascia vedere ed è adatto anche ai più piccini. B-movie per famiglie!
Punto debole: i tentativi di far virare la storia verso atmosfere da film di 007 nuociono alla genuinità della pellicola, che per fortuna non esce comunque dal genere supereroistico-fantastico.
Potresti apprezzare anche…: L’uomo puma
Come trovarlo: l’unica notizia di una sua uscita in DVD era una specie di cofanetto con lo sconosciuto The war of the robots di Alfonso Brescia, il tutto, probabilmente, non in lingua italiana.

Un piccolo assaggio: (per la serie “trasformazioni buffe”, eccone un’altra!)

3,5