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L’impero delle termiti giganti

Ah, che bella atmosfera anni cinquanta!

Ah, che bella atmosfera anni cinquanta!

[Krocodylus, Eltigre]

Di: Bert I. Gordon
Con: Joan Collins, Robert Lansing, John Carson

Ma se il film (titolo americano) si chiama Empire of the ants, letteralmente “l’impero delle formiche”, che bisogno c’è di tirare in ballo le termiti? Anche perchè non se ne vede una in tutto il film! Siamo di fronte a una delle molte pellicole a tema insetti geneticamente modificati, impreziosita da un cast notevole (Joan Collins in primis) e dagli sforzi del regista, vanificati da una trama mal sfruttata e da effetti speciali pessimi e usati nel modo peggiore. Come da copione, a provocare il fattaccio è un barile di liquido grigio metallizzato radioattivo, rilasciato in mare da non si sa quale multinazionale disonesta: da notare, per capire la poca voglia che Gordon mette nella sceneggiatura, che sui bidoni c’è scritto chiaramente “radioactive”, con tanto di simbolo; non male, per chi fa le cose di nascosto e al di fuori della legge. L’azione si sposta su un’isola della Florida, in cui, allo scopo di comprare dei terreni, si riunisce un insieme di personaggi variegati, tra cui: un cumenda tamarro (incrocio tra Marlon Brando e Lando Buzzanca) che in due secondi cerca di stuprare una sconosciuta; la suddetta sconosciuta, che resiste coraggiosamente salvo poi gettarsi tra le braccia del primo che trova; una guida irritante e il suo uomo, che guida il trenino; il disilluso capitano della barca alla ricerca del petrolio, simile a Reinhold Messner; e il protagonista, il personaggio più sfigato della storia, che ha perso lavoro, moglie e gioia di vivere e tenta di completare il quadro mettendosi nei guai sull’isola. Tutti questi si trovano a fronteggiare dei formiconi lunghi due metri, carnivori e aggressivi. Quel che non sanno (e scopriranno a loro spese) è che i suddetti animali hanno acquistato un’intelligenza sovrumana, intendono sottomettere la specie umana e hanno il proprio quartier generale in uno zuccherificio del luogo, con il beneplacito delle autorità di polizia locali (una sequela di casi umani mai vista prima) e del sindaco, controllati mentalmente grazie alle scoregge della Formica Regina (non sto scherzando). Inutile dire che Mister Squallore si riscatta dalle sue sfighe personali dando fuoco allo zuccherificio e, di conseguenza, alle formicone.
La realizzazione è meno trash di quanto si potrebbe pensare: gli attori sono abbastanza bravi, e comunque non sfigurano quasi mai nel loro ruolo. Ciò che proprio non funziona è la trama: non un minimo di spiegazione sul perchè cinque-sei formiche che bevono poche gocce di melma radioattiva diventino grosse come cammelli, nè su dove acquisiscano intelligenza simil-umana. Ogni apparizione dei meravigliosi insetti è fonte di risate: per i corpo a corpo, la regia ricorre a dei legnosi pupazzoni gettati addosso alle vittime! Quando invece bisogna mostrare nugoli di animali all’assalto, si ricorre ad alcuni filmati di formiche normali, ingrandite a dismisura e appiccicate sul girato con imperizia mostruosa. Il risultato è che le formiche risultano spesso sproporzionate, colorate malissimo, sgranate e mozzate, giacchè il collage non è riuscito. Altre volte sono i set ad essere rimpiccioliti, ma evidentemente l’addetto alla loro creazione non aveva tanta voglia di lavorare, e forse per questo motivo si vede benissimo il trucco (sulle montagne di zucchero la sproporzione acquista dimensioni surreali). La visuale dei mostri, tra le altre cose, è ricavata forando una qualche superficie di plastica e ripetendo quindici-venti volte ogni inquadratura. Anche il comportamento dei personaggi lascia perplessi: si segnalano, tra gli altri, i due anziani che si rifugiano in una catapecchia sorridendo e dicendo “qui siamo al sicuro”, salvo venire ammazzati qualche secondo dopo, e i partecipanti alla festa più squallida che la storia ricordi, ovvero quei venti minuti in cui dei perfetti sconosciuti si guardano intorno e danno vita a dialoghi privi di continuità e comunque poco interessanti.
E basta, non c’è molto da dire. Una sola domanda ci tormenta: quando il protagonista riempie lo zuccherificio di benzina e appicca le fiamme, quante tonnellate di caramello vengono prodotte?

Produzione: USA (1977)
Scena madre: la peggiore mancanza del film è proprio quella delle scene madri. Quella che più ha colpito è comunque il tentato stupro  improvvisato dopo due minuti di permanenza sull’isola.
Punto di forza: per gli amanti dei mostri giganti mal ingranditi, è un film da non perdere.
Punto debole: come si diceva, manca una scena madre. Alla lunga, risulta anche un pò noioso.
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Come trovarlo: curiosamente, è un titolo abbastanza famoso. Si trova in DVD.

Un piccolo assaggio: (trenta secondi totalmente a caso con i due vecchietti attorniati dalle formiche)

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